"Parla solo in due circostanze: quando si tratta di una cosa che conosci bene oppure quando la necessità lo esige.
In tutti gli altri casi è meglio tacere..."
Ogni tanto occorre ritornare sul tema del parlare o del tacere.
E' infatti sotto gli occhi di tutti uno strano paradosso: da un lato si moltiplicano parole dette o scritte; dall'altro, mai come adesso, è raro scoprire parole vere che abbiano e diano un senso al nostro vivere.
La frase di Isocrate (V-IV sec a.C.), contempla due casi in cui è preferibile la parola al silenzio. Sul primo siamo d'accordo, si tratta di un consiglio che tutti dovremmo coltivare. Il secondo caso, pur avendo un fondamento, suscita qualche perplessità. E' giusto parlare quando la necessità lo esige, non facendo mancare la propria testimonianza.
Il rischio sta però nel fatto che la necessità può essere simile ad una realtà fluida che si allarga a proprio giudizio fino a coprire quasi ogni evento. E, allora vale sempre il principio di precauzione: "Porrò un freno alla mia lingua..." (sal 39,2).
Il Signore ci aiuti a contemplarlo in questo tempo estivo perché dia a ciascuno la capacità di discernimento, valore insostituibile per una leale convivenza, e doni a tutti il coraggio di essere sempre prudenti e misurati.