Questo tempo complesso di pandemia ha messo in luce tante nostre fragilità. Quello che più mi colpisce è prendere atto della fragilità dell'adolescente e del giovane che 'costretti' a rinunciare a delle abitudini consolidate, vanno in crisi e entrano in forme depressive.
Al tempo stesso, però, sento che negli occhi di ogni ragazzo a noi affidato c'è un progetto che Dio vi ha posto e che siamo tenuti 'gelosamente' a custodire e valorizzare fino in fondo.
Ogni giovane è un 'mistero', nel senso che è un progetto da scoprire e far germogliare oltre ogni preoccupazione. Germoglia e fiorisce solo se sente il calore dell'amore del genitore e dell'educatore.
Ogni ragazzo deve essere amato come unico ed esclusivo, non per farne un idolo, ma un dono irripetibile! Va amato di più il ragazzo che nessuno ama, chi ha meno. Non dire mai, perciò: "Io tratto tutti allo stesso modo...!", perchè è una menzogna. Non siamo uguali, anche se chiamati a diventare uguali per dignità e vocazione!
Diceva don Milani: "Non c'è peggiore ingiustizia che fare parti uguali tra diseguali!" Dio infatti non ci ama tutti allo stesso modo, ma sa dare a ciascuno la giusta quantità di sole che richiede il tipo di fiore da Lui piantato nel giardino della vita.