Cari figli, cari bambini, ragazzi e giovani,
cari uomini e donne, carissimi anziani,
ogni anno mi commuovo nel ripensare a quando, duemila anni fa, mandai a voi il mio Figlio, come piccola creatura, per accompagnare e salvare voi tutti, piccole creature!
Il mio Figlio, ho voluto mandarlo piccolo, perché nessuno pensi: “Che interesse può avere Dio per me, che non conto nulla?!?”; l’ho mandato povero, perché nessuno dica: “Se io sono in questa situazione, è perché Dio si è dimenticato di me!”. Anzi, ho voluto che i primi ad avere notizia della sua nascita fossero dei pastori, uomini costretti ad una vita dura, talvolta resi cattivi dalle prove e dalle fatiche dell’esistenza, per farvi comprendere che mio Figlio, il Medico delle anime, era giunto non per i giusti ma per i peccatori… In Gesù, mio Figlio, io sono venuto ad abitare in mezzo a voi, sono venuto a portare la luce vera, quella che illumina ogni uomo!
Dopo poco tempo dalla sua nascita, l’ho mandato profugo in Egitto, per insegnarvi che chi va o arriva in un’altra terra è pur sempre Figlio di Dio; al suo cospetto ho fatto giungere i Magi, rappresentanti di tutti i popoli, per mostrarvi che nessuno può essere escluso dal mio abbraccio.
Da subito gli ho fatto prendere confidenza con il legno, nella mangiatoia e come figlio di un falegname, per abituarlo al Legno che, un giorno, avrebbe gravato sulle sue spalle, per mostrarvi fino a che punto io vi ami!
Il mio Figlio, ve l’ho mandato buono, molto buono… beh, permettetemi di dirlo: è proprio tutto suo Padre! Ed è anche proprio tutto sua Madre! Ve l’ho mandato buono, perché comprendiate che io non sono Giudice, ma sono, appunto, Padre misericordioso; e perché seguiate le sue orme… Potreste fare una vita “da Dio”, se decideste di vivere come mio Figlio vi ha mostrato…
E allora, cari figli, lasciate che vi dia qualche consiglio!
Innanzitutto, del mio Figlio non ricordatevi solo quando è nato e quando è morto… Pensate: se un vostro conoscente venisse solo al vostro battesimo e al funerale, non credo lo definireste un grande amico! Piuttosto, state un po’ con Lui ogni giorno: scambiate quattro chiacchiere con Lui! Del resto, Gesù vi ha promesso di stare con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. E vi assicuro che è un uomo di parola!
E poi, in questo Natale, non perdetevi troppo nelle carte dorate e nei festoni, non angosciatevi troppo per i regali: rischiereste di perdere di vista l’unico vero Dono, che è quello che vi ho fatto io. Certamente è bene che facciate festa, nelle vostre case, nelle vostre famiglie, ma con semplicità, gustando il calore degli affetti familiari, poiché la Famiglia è stata resa Sacra dall’ingresso di mio Figlio nel mondo. Gustate la semplicità, perché nella semplicità è avvenuta la nascita del mio Figliolo!
E poi, allargando lo sguardo al mondo intero, non pensiate che sfuggano al mio occhio i dolori, le sofferenze, i drammi, tanto di singoli quanto di interi popoli: il mio Figlio ve l’ho mandato proprio per darvi la forza di affrontarli e fronteggiarli, per darvi la forza di portare le vostre Croci. In Lui, ho voluto dare a voi la fiducia per tenere in mano i fili della storia, rendendovi responsabili del vostro presente, del frammento di mondo nel quale vi ho posto, delle persone che ho messo accanto a voi. La forza che vi dono attraverso mio Figlio si chiama FEDE e si chiama SPERANZA.
Perciò, permette che il mio Figlio, nato una volta nella carne, possa rinascere spiritualmente nel vostro cuore, nelle vostre coscienze, nelle vostre relazioni, nelle vostre azioni concrete. Se Gesù non nasce lì, non è Natale, è soltanto Carnevale.
Ancora una volta, commuovendomi per il mio Piccolo che viene nel mondo, rinnovo la mia fiducia in voi, cari figli, sapendo che veramente può essere Natale per ciascuno, se vorrete accogliere il mio Figlio accanto a voi e in voi.
Con amore infinito,
il vostro Padre celeste