Ieri abbiamo celebrato la Festa del Santo Crocifisso custodito nella Basilica a Besana. Fissando lo sguardo su di Lui, siamo provocati a riflettere sulla vita totalmente donata per la nostra salvezza.
Gesù con la sua morte sulla Croce ci ha redenti dal male che l'uomo per orgoglio ha causato. Il male è il grande problema dell'uomo di ogni tempo e di ogni luogo. Lo dobbiamo affrontare con più decisione nelle nostre catechesi.
Di grande insegnamento risulta la storia di Giuseppe, che è l'amara storia della cattiveria di noi fratelli, che per gelosia ed invidia vendiamo e condanniamo a morte il fratello più 'piccolo'. Sempre attuale, specie nel momento della spartizione di eredità paterne o di distribuzioni di incarichi all'interno della vita sociale e pastorale.
Anche qui la mano di Dio non si ritira, anzi ha preparato ogni cosa per un fine più grande. Ecco la catechesi di Giuseppe: "Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi avete venduto; ma voi non vi rattristate perché mi avete venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarci in vita..." (Gn 45, 4-8).
La vicenda poi si risolve solo nel momento in cui tutti i fratelli riconoscono di trarre origine dallo stesso 'padre', Giacobbe. E' la scoperta dell'unico Padre che rende tutti loro veramente 'fratelli'!
Si diventa fratelli non perché si ama l'altro fratello o sorella, ma solo perché si riconosce di essere amati, tutti, dall'Unico Padre. Figli dell'Unico Padre, cioè fratelli, poiché figli. Questo ci richiama la contemplazione del Crocifisso!