Con oggi concludiamo la lettura della lettera ai Romani e domani ci avventuriamo nella prima lettera ai Corinzi. Tra Paolo e quella comunità c’è una comunicazione fitta; essa è legata alla notevole incertezza che si vive all’interno di quella Chiesa, dalla quale nascono anche molti contrasti. L’incertezza nasce dalla novità radicale del nuovo genere di vita cristiano rispetto alla tradizione precedente. Occorre “inventare” uno stile di vita cristiano o, meglio, un ethos, un modo di vivere, un costume civile.
Nuovo Testamento
Questa settimana terminiamo di leggere la Lettera ai Romani, la sintesi più elaborata e scritta di Paolo a proposito della sua comprensione del mistero di Dio rivelato in Gesù.
Provvedo - come sempre - a indicare un indice un po’ ragionato dei testi che affronteremo: i capp. 10-11 concludono il discorso sul destino del popolo eletto: che ne è di loro? Sono tagliati fuori per sempre dalle promesse di Dio (ricordiamoci che è il “popolo di Paolo”)?
Affrontando la Lettera ai Romani, siamo condotti alle pagine della riflessione più matura di Paolo a proposito della sua comprensione del mistero di Cristo e della giustizia di Dio che in Lui si è rivelata. Come già accennavamo, sono pagine molto dense, che avrebbero bisogno di una introduzione più precisa e meno concentrata.
Con questa settimana concludiamo la lettura degli Atti degli Apostoli e ci addentriamo nell’epistolario paolino, cominciando con la lettera teologicamente più matura: quella ai Romani.
Il testo di Atti si conclude con l’arrivo di Paolo a Roma dove, agli arresti domiciliari, annuncia il vangelo ai giudei prima e poi ai pagani. Nulla si dice del suo martirio. Il testo si conclude con l’annuncio del vangelo al centro del mondo conosciuto di allora: a Roma.
La lettura di Atti ci accompagna nei diversi spostamenti di Paolo e nei rapporti con le singole comunità, che noi conosciamo dalle lettere che ad esse egli ha scritto.
Col c.9 viene introdotto Paolo attraverso il racconto della sua vocazione/conversione e - in parallelo - l’attività di Pietro. Con il c.10 si aprono le porte ai pagani: il bell’episodio dell’incontro tra Cornelio e Pietro inaugura questo allargamento dei confini, che suscita qualche perplessità tra i cristiani di Giudea (c.11).
I primi capitoli del libro degli Atti da un lato ci mostrano il volto (a tratti dipinto in termini un po’ idilliaci) della prima comunità cristiana, dall’altro lo scontro che si produce con i sommi sacerdoti e i custodi della legge.
A partire dal c.6 lo sguardo si allarga: l’istituzione dei diaconi (in aiuto agli apostoli) e poi il lungo racconto della testimonianza di Stefano (dalla fine del c.6 all’inizio del c.8). Intanto il vangelo inizia a diffondersi nei territori circostanti.
Oggi, 26 aprile 2025, è una giornata "particolare" in quanto segnata dall'ultimo saluto a papa Francesco.
Domani concludiamo i “discorsi di addio” di Gesù ai suoi, ascoltando la preghiera che egli rivolge al Padre, nella quale consegna a Lui la propria vita e la vita dei suoi discepoli (queste parole forse possono un po’ illuminare anche il senso del distacco che prendiamo da questo successore di Pietro).
Spero che la lettura del vangelo di Giovanni non sia troppo scoraggiante: l’impressione che sia “difficile” è comprensibile, ma dobbiamo ricordarci che l’intento di questo evangelista è offrire, attraverso la narrazione, una meditazione sul mistero di Dio che si è rivelato in Gesù. Il vangelo di Giovanni andrebbe riletto più volte: solo la familiarità con il suo linguaggio lo rende un po’ meno oscuro. Ma l’importante è non arrendersi.
Lunedì 14 Aprile iniziamo la settimana “santa” riprendendo un brano noto a noi ambrosiani: il racconto della donna di Samaria (che preferisce l’acqua ferma a quella zampillante che le offre Gesù).