Mi commuovo sempre quando leggo l'inno che Paolo scrive ai Filippesi (2,6-11). Mi provoca come se fosse una sorta di verifica per la mia vita.
E' chiarezza per le mie scelte,è luce per i momenti difficili quando non è facile individuare la strada giusta. La storia non esalta i prepotenti, ma piega le ginocchia davanti ai piccoli ed agli umili.
Sono loro i nostri Signori, i poveri divengono i nostri maestri. I martiri sono i veri vincitori; i testimoni di giustizia sono i modelli per i giovani.
La Chiesa attraversa consolazioni e tribolazioni: più è fragile e più è forte. Più è provata , più si sente rafforzata dalla forza del Cristo.
Gesù Cristo , " che era di condizione divina, spogliò se stesso assumando la condizione di schiavo" (2,6-7) e per noi " da ricco che era si fece povero" (2Cor 8,9).
Così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua misisone abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, ma per diffondere l'umiltà e l'abnegazione.
Come Cristo, infatti, è stato inviato dal Padre" a portare ai poveri il lieto annuncio" e " a cercare e salvare ciò che era perduto" così pure la Chiesa circonda di affettuosa cura quanti sono afflitti da umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del Suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne l'indigenza e in loro cerca di servire Cristo.